Non lo prescrive il medico, o almeno non quello di base. Uno psicologo può consigliarlo a qualche timido con una bassa autostima. La teatro terapia funziona davvero, ma esistono tanti altri metodi per aiutare ad uscire dal guscio qualcuno. La libertà che si prova nel fare teatro o anche solo nel guardalo non è da circoscrivere in determinati casi limite.
Il teatro libera tutti.https://associazionemasc.it/teatro-in-carcere/
Andando a vedere uno spettacolo teatrale si prende parte ad un rito sacro immortale; la suggestione e la solennità delle luci, delle parole, della musica e del silenzio, emozionando, risvegliano sensi addormentati dalla frenesia di tutti i giorni. I sensi che riconoscono la bellezza senza tempo, perché l’orologio pare fermarsi e se obbediamo alla voce che ci invita gentilmente a spegnere i telefoni, proveremo la magia di essere in una parentesi del mondo.
La prima libertà che ci restituisce una sera a teatro è quella di poter ascoltare; ci sembra di essere costretti al silenzio in platea per non disturbare, ma non sarà piuttosto una costrizione quella del dover sempre essere pronti a controbattere senza permettere all’altro di finire una frase?
E’ l’atto di liberazione dal “chi va là”, dall’avere sempre qualcosa da dire. E la conseguenza è la scarcerazione dal pregiudizio che rende più umani, dunque migliori. Andare a teatro ci insegna ad ascoltare e a diventare empatici (sentire con gli altri), per questo è considerato di alta valenza culturale; oltre a portare con sé anni e anni di storia del mondo, vista la sua avanzatissima età, il teatro ti ricorda che non sei il centro del mondo.
E quanto farebbe bene alla nostra Italia oggi ricordare che “IO” non coincide con il centro del mondo.
Fare teatro poi, è un’esperienza unica.
Se fatto bene sa mettere in discussione anche il più spavaldo degli spavaldi. Genera sante inquietudini che portano alla ricerca di verità profonde, le cui vie conducono alla consapevolezza che il cuore dell’uomo è un abisso. Le fragilità sul palco diventano possibilità e ci rivelano dunque la loro vera missione. In scena possiamo portare tutto quello che nella vita nascondiamo; chi dice di fingere recitando non ha mai fatto realmente teatro. Lo studio dei personaggi può aiutarmi a rileggere la mia storia e cogliere passaggi mai colti prima, può donarmi sguardi nuovi sulle vicende e sulle persone; poi rilassa, aiuta a cacciare la rabbia o a indirizzarla meglio, commuove, fa ridere e divertire.
Avere un gruppo di teatro ti fa avere degli amici con cui affrontare momenti emozionanti, carichi di adrenalina, dove se fallisci lo fai comunque insieme, se hai successo, lo aumenti perché è condiviso. Il teatro è uno strumento potente di conoscenza e comunicazione, socialmente fondamentale perché racconta storie spesso nascoste ai più.
Il teatro è un bene perché fa bene; migliora la qualità della vita, allarga gli orizzonti e ci rende tutti un po’ più umani, perché con lui scopriamo che “l’importante non è andare tutti d’accordo ma essere tutti vivi”.
Allora lunga vita al teatro, a quelli grandi e a quelli piccoli, lunga vita alle compagnie professioniste e amatoriali, ai laboratori a scuola e a quelli fuori, al teatro in carcere e nelle periferie.
Il teatro è vita, il teatro è necessario.