Non solo politica.
L’Europa, o meglio, l’idea di un’Europa inclusiva , connessa, fatta di rapporti e collaborazioni è il sogno di tanti, quasi tutti.
Le motivazioni storiche che hanno reso necessaria un’unione effettiva, non tanto geografica, ma più economica, politica e culturale, in generale le conosciamo.
Ma il desiderio di un continente unificato non è solo cosa d’amministratori.
Nel 1990 il politico francese Jack Lang, appassionato di teatro, e il maestro Giorgio Strehler con il sostegno del presidente della Repubblica francese Mitterrand, decisero di creare un’associazione che avesse come prerogativa quella di unire produzioni teatrali e lavori artistici, provenienti da varie regioni d’Europa.
Promuovere scambi culturali per creare una cultura comune.
Così nasce a Parigi l’associazione “Union des Théatre de l’Europe” (Unione Teatri d’Europa).https://www.union-theatres-europe.eu/home
Cercare punti di forza, arricchirsi di esperienze altrui, sono state le fondamenta di una realtà associativa che il prossimo anno spegnerà trenta candeline.
I teatri membri di tale associazione sono ventisette. Quattro italiani.
Il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro di Roma, il Teatro Garibaldi di Palermo e il Teatro Stabile di Torino hanno inserito nei propri cartelloni, con coraggio ed intraprendenza, spettacoli stranieri.
Attraverso alcune verifiche e la creazione di formule giuste nella comunicazione, hanno saputo coinvolgere un pubblico ancora poco abituato a scavalcare la barriera linguistica.
E’ però il Piccolo di Milano ad assumere caratteri internazionali fin dalle origini, compiendo viaggi all’estero da considerare come strumenti di promozione in Italia.https://www.piccoloteatro.org/it/pages/storia-del-piccolo-teatro
Conducendo il teatro su via internazionale, negli anni ’70 nasce la rassegna “Odéon des Italiens”: quattro mesi di spettacoli del Piccolo Teatro all’interno della programmazione del Théatre Odéon di Parigi.
Nel 1983, sotto la guida di Giorgio Strehler, il Théatre Odéon diviene Théatre de l’Europe.
L’UTE è frutto di questi anni, di conoscenze e collaborazioni tra i principali teatri d’Europa; insieme per costruire un’azione teatrale comune.
Dopo quasi trent’anni, passati tra festival e rassegne svolti in tutta Europa , in cui ospitalità e linguaggi innovativi sono stati i protagonisti, il teatro ha ancora bisogno di opportunità. Ha ancora bisogno di spazi aperti e liberi.
Liberi di parlare, di esprimersi e di contaminarsi.
Le considerazioni politiche le lasceremo alle coscienze individuali. Ciò che è certo è che i confini in teatro non hanno bisogno di essere delineati.
In teatro esiste una cultura dalla quale provengo io, un’altra dalla quale provieni tu e un’altra ancora che è quella che possiamo fare io e te.
Non c’è prevaricazione, perché al centro dell’esperienza artistica c’è sempre l’essere umano.https://associazionemasc.it/teatro-necessario/
Strehler in una delle ultime interviste diceva:
“Vorrei che si pensasse ad un teatro in movimento continuo verso il domani, alla ricerca continua, dove il passato sia il punto di appoggio perché si vada avanti. “
Il passato è la nostra cultura, il domani è una cultura comune.
Speriamo di non essere la generazione che verrà meno alla sua missione.